Testo e Foto: Carmelo Fruciano ed Alessia Mattielli
Seconda parte
Prosegue dalla prima parte dell'articolo
Superate queste due vasche, si passa alle grandi vasche che caratterizzano l'Acquario di Napoli, infatti ci troviamo già sul corridoio di destra. Alla nostra sinistra ammireremo una vasca ricca di spugne gialle ed arancioni in cui nuotano (beh, si fa per dire!) diversi scorfani ed una giovane tartaruga in riabilitazione (probabilmente si tratta di una sistemazione momentanea in quanto durante le nostre visite precedenti non c'era).
Sì perchè le tartarughe marine saranno una presenza quasi costante all'interno dell'Acquario e la stazione zoologica si occupa di diversi aspetti della vita di questi animali.
Di fronte a questa vasca (quindi sulla destra percorrendo il corridoio) vi è una vasca di pari dimensioni contenente un finto relitto di barca (cosa da me non molto apprezzata), ricci, Actinia equina (attinia comunemente conosciuta col nome di "pomodoro di mare"), grossi esemplari di varie specie di Blennidi (i pesci comunemente noti col nome di "bavose"), una granceola (Maja squinado) e diversi giovani cefali.
Proseguendo, sempre sulla destra troviamo quella che originariamente era una vasca ma è stata successivamente divisa in due. Nella prima di queste due vasche grandi la metà di quelle che abbiamo visto sinora, sono contenute diverse funi piene di cozze, forse a ricostruire l'ambiente di un porticciolo poco frequentato, e vi nuotano diversi pesci della famiglia Mugilidae. Nella seconda troviamo principalmente dei saraghi ed una giovane tartaruga marina.
Di fronte a queste due vasche troviamo un acquario che ospita parecchie gorgonie, alcuni Madreporari, dei pesci appartenenti alla famiglia Serranidae (Serranus scriba e Serranus cabrilla) ed alcune oloturie (curiosi Invertebrati Echinodermi di forma allungata che ingeriscono la sabbia per trarne particelle nutritive, comunemente chiamati "cetrioli di mare").
Tornando sulla destra (e siamo ormai alla quarta vasca sulla destra del corridoio), troviamo una grossa razza, alcuni gattucci (piccolo squalo dalle abitudini bentoniche) di varie taglie ed alcuni altri pesci di medio-grosse dimensioni tra cui alcune grosse Trigla.
Di fronte a questa vasca ve ne è una, illuminata con una debole luce bluastra, che ospita parecchi esemplari di Cerianthus membranaceus di svariati colori insieme ad alcuni Apogon imberbis (pesce di colore rosso chiaro), alcuni ricci diadema mediterranei (Centrostephanus longispinus, si tratta di un riccio caratterizzato da aculei molto lunghi) e diversi spirografi (che in quest'ultima visita non sono apparsi tuttavia in condizioni perfette, mentre nelle visite precedenti erano spesso "aperti").
Sulla destra, e siamo ormai arrivati alla zona finale di questo corridoio di destra (praticamente l'angolo in alto a destra della piantina), troviamo altre due vasche ricavate da quella che originariamente era un'unica vasca. La popolazione è molto simile in entrambe le vasche: in una ci sono gronghi e murene e nell'altra solo murene (e qualche pesciolino); le murene della vasca in cui mancano i gronghi sono, nel complesso, in numero superiore e più grandi di quelle nella vasca con i gronghi.
A questo punto si giunge al corridoio di collegamento (quello che nella piantina è in alto) ospitante sulla destra una grossa vasca, grande grosso modo il triplo delle altre vasche e sulla sinistra, di fronte ad essa, quasi a fare da contrasto, un acquario di piccole dimensioni (diciamo intorno ai 100 litri).
Quest'ultimo, nonostante le modeste dimensioni, ospita una variegata popolazione: piccole gorgonie, spugne arancioni e gialle, Astroides calycularis, una stella marina rossa, dei molluschi della famiglia Muricidae ed un riccio matita mediterraneo.
La vasca grande, invece, contiene ospiti decisamente più ingombranti: due tartarughe acquatiche (una Caretta caretta ed una Chelonia mydas, precedentemente c'era anche una tartaruga liuto) e grossi pesci come spigole, pagelli, branzini, orate, una grossa cernia e, soprattutto, un nutrito gruppo di pesci balestra (il cui nome scientifico dovrebbe essere Balistes carolinensis o Balistes capriscus e si dovrebbe trattare, a quel che ne sappiamo, dell'unica specie della famiglia Balistidae diffusa in Mediterraneo).
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