testo di Carmelo Fruciano (coadiuvato da Alessia Mattielli), foto di Mirko Ranieri
La gola che brucia, la schiena a pezzi, il corpo stanco fino a barcollare...non sono certo cose che si associano a qualcosa di piacevole, ma, in questo caso, la situazione è diversa. Chi è stato al concerto di Roma del tour dei Queen (ma anche ad altri concerti del tour), infatti, potrà confermare queste sensazioni ma, al tempo stesso, parlarne come di un'esperienza meravigliosa, elettrizzante, totalmente soddisfacente.
Arrivato davanti al Palalottomatica intorno alle 12:30 insieme ad Alessia (la mia ragazza), Giancarlo (suo fratello) e Mirko (l'amico che ha realizzato le foto in questa pagina), mi sono subito accorto che, sebbene fossimo arrivati piuttosto in anticipo, c'erano molte persone che erano arrivate ancora prima e già occupavano le corte transenne per l'entrata al Palalottomatica.
Una volta sistematici nella fila, l'attesa è stata piuttosto snervante ma, anche grazie alla presenza di due sosia di Freddie (uno abbigliato in versione primi anni '80, l'altro in versione Wembley '86), non è stata nulla in confronto a quel che è successo all'approssimarsi dell'apertura dei cancelli o, peggio, alla loro apertura (avvenuta intorno alle 18:35).
È mai possibile che per andare a vedere un concerto si debba per forza lottare con chi cerca di fare il furbo nel guadagnare posizioni? È forse il caso di ammassarsi all'entrata dei cancelli a tal punto che le persone in mezzo debbano essere pressate fino a quasi sentirsi male?
Non siamo animali e non dovremmo esserlo neppure quando andiamo a vedere un concerto.
È possibile che all'interno del palazzetto si debba soffrire la scarsa educazione di chi, incurante non solo delle leggi italiane ma anche delle esplicite richieste dei Queen e Paul Rodgers, si è messo a fumare prima e durante lo spettacolo?
Da quanto dico, chi legge avrà la sensazione di un pubblico poco piacevole...tutt'altro! Come del resto poteva essere prevedibile visto che la data di Roma raccoglieva principalmente fan provenienti dal centro e dal Sud della nostra penisola, il pubblico è stato veramente molto caldo: ha cantato tutte le canzoni ricordando tutte le parole delle canzoni dei Queen a memoria, ha incitato a squarciagola i propri beniamini, è stato, in una parola, stupendo (e di questo i Queen se ne sono accorti). Semplicemente un po' più di rispetto lo avrebbe reso perfetto!
Il concerto vero e proprio è iniziato alle 21:00 ed è stato preceduto da un annuncio da parte della Barleyarts (la società che si è occupata dell'organizzazione della parte italiana del tour) che confermava il più volte ribadito sentimento di vicinanza al mondo cattolico per la morte di Papa Giovanni Paolo II e chiedeva al pubblico di osservare in suo onore un minuto di silenzio. Il pubblico, a questo punto, ha applaudito in massa la richiesta (che, evidentemente, condivideva) e, terminato l'applauso, ha osservato il minuto di silenzio che era stato chiesto (se escludiamo un unico deficiente su oltre 9000 persone che ha approfittato del silenzio per gridare "Roger Taylor").
A proposito del "giallo" sull'eventuale annullamento della data romana del tour, "giallo" che Fruciano.it ha seguito con trepidazione durante la giornata di Domenica 3 Aprile, informando i propri utenti di ogni notizia rilevante da fonte attendibile, tengo a dire la mia opinione.
Ritengo che un annullamento del concerto e suo rinvio ad altra data (magari anche questa estate, ove non fosse stato possibile prima) sarebbe stato un gesto molto bello ed in linea con la classe che i Queen hanno sempre avuto. Sarebbe stata, insomma, una decisione giusta e che la maggior parte dei fan, pur scontenti, avrebbero di sicuro capito. Non condivido, però, l'accanimento che certe autorità hanno mostrato cercando fino al giorno del concerto di annullare lo spettacolo: non tener conto del fatto che migliaia di persone erano già in loco e la gran parte di esse aveva anche dovuto affrontare un lungo viaggio per trovarsi al Palalottomatica mi pare davvero eccessivo.
Per farla breve, avrei capito e condiviso (anche se non sarei stato contento) un'eventuale rinvio del concerto che fosse stato comunicato ai fan uno o, meglio, due giorni prima del concerto stesso ma non avrei assolutamente accettato che il rinvio fosse arrivato il giorno stesso del concerto.
Tornando al concerto, subito dopo il minuto di silenzio è stata fatta sentire la tredicesima traccia di "Made In Heaven" che, unita a delle luci viola e blu, aveva il compito di immergere il pubblico in un'atmosfera particolare. Ma il pubblico dopo tanti anni di attesa non voleva perdite di tempo ed ha iniziato a rumoreggiare nella speranza che i Queen salissero prima sul palco. Questo desiderio di vedere i Queen è stato ancora più evidente nel momento in cui è partita la traccia di Eminem durante la quale la richiesta di sentire e vedere i Queen si è fatta ancora più intensa.
Terminata l'esecuzione della traccia di Eminem (scelta a mio parere piuttosto discutibile), è iniziato il concerto vero e proprio. Dapprima dal sipario ancora chiuso è uscito Paul Rodgers, con addosso una giacca bianca (che avrebbe tolto dopo poco), che ha intonato, supportato solamente dalla tastiera, una parte di "Reachin' Out" (una vecchia collaborazione di Brian May). L'esecuzione è stata molto gradevole e la canzone è risultata molto adatta alla voce di Paul Rodgers che non ha tradito la fiducia del pubblico.
A questo punto Brian May, mentre il sipario si abbassava mostrando il resto della band (Roger Taylor, Spike Edney, Jamie Moses e Danny Miranda), è uscito suonando le prime note del riff di "Tie Your Mother Down", seguito prontamente dal resto della band che diveniva sempre più visibile nel delirio generale del pubblico. La gente, fin da "Tie Your Mother Down" ha messo tutta l'energia e la voglia di vedere i Queen cantando tutta la canzone e saltando durante il ritornello in un'incontenibile gioia che per così tanti anni era stata repressa. L'esecuzione della canzone è sembrata, almeno sentendola dal pubblico, perfetta e Paul Rodgers non ha dovuto faticare più di tanto visto che il pubblico praticamente gli ha coperto la voce (cosa che, del resto, è successa durante tutto lo spettacolo).
A questo punto è stata eseguita "Can’t Get Enough Of Your Love", canzone che ha lasciato il pubblico piuttosto gelido in quanto, essendo una canzone di Paul Rodgers, praticamente nessuno conosceva le parole. Ciò nonostante, molti hanno cercato comunque di sostenere Paul battendo le mani (ma la differenza rispetto a "Tie Your Mother Down" è stata piuttosto evidente).
Subito dopo è stata la volta di "I Want To Break Free", cantanta anch'essa da Paul, in cui il pubblico è tornato a farsi sentire fortemente a tal punto che Paul Rodgers ha fatto un eloquente gesto come se volesse dire "C'è bisogno che io canti?".
Un perfetto coro iniziale cantato da tutta la band ha introdotto "Fat Bottomed Girls", anch'essa eseguita in modo impeccabile da tutto il gruppo e cantata con molta partecipazione dalle persone.
Terminata "Fat Bottomed Girls", Brian May, dopo un attimo di pausa, ha presentato Paul Rodgers alla chitarra il quale ha iniziato, con una chitarra acustica dal design molto particolare, a suonare i conosciutissimi accordi di "Crazy Little Thing Called Love".
Dopo la vivacità di questa canzone si è ritornati a qualcosa di più riflessivo con "Seagull", canzone che Paul Rodgers ha presentato al pubblico dicendo di averla scritta tempo fa mentre si trovava su una spiaggia. La prima parte della canzone ha visto Paul, sulla passerella, che suonava la chitarra acustica e cantava mentre al suo fianco c'erano due congas. Dopo poco che Paul cantava, Roger Taylor si è avvicinato alle congas e, in mezzo alle urla di gioia del pubblico che lo acclamava, ha iniziato a suonarle accompagnando la canzone con un incedere placido e mai sopra le righe.
A questo punto l'attenzione è tornata su Brian May che, dopo aver ricordato che era la prima volta che i Queen si esibivano a Roma, ha eseguito, facendola cantare principalmente al pubblico ma cantando anche lui, "'39". Nonostante la canzone non fosse certo la più conosciuta dello sconfinato repertorio dei Queen, il pubblico, tanto per cambiare, l'ha cantata tutta.
Il momento in cui Brian ha focalizzato l'attenzione su di sè non è finito con "'39" ma, anzi, si è fatto ancora più intenso in quanto egli ha fatto cantare al pubblico "Love Of My Life". La canzone è stata preceduta da una presentazione in cui Brian ha fatto un chiaro riferimento al Santo Padre appena deceduto ed ha spiegato di voler dedicare a lui e, più in generale, alle persone che ci hanno lasciato ed a cui teniamo, l'esecuzione della canzone. Quasi verso la fine di "Love Of My Life" i fan hanno iniziato ad acclamare a gran voce Freddie e Brian si è mostrato per questo piuttosto contento ed al tempo stesso commosso. Terminata la canzone, però, ha voluto ricordare ai presenti che è anche grazie a Paul Rodgers se è stato possibile il tour.
A questo punto Brian ha detto che era sicuro che la canzone successiva fosse conosciuta dal pubblico. Egli ha infatti iniziato a suonare la versione lenta di "Hammer To Fall" (versione che è stata eseguita live per la prima volta dai Queen solo da pochi anni) ed ha cantato la prima strofa. Per la seconda strofa, ancora in versione lenta, è intervenuto Paul Rodgers che l'ha cantata fino al ritornello mentre Brian continuava ad accompagnare il tutto con la chitarra. Subito dopo il ritornello il ritmo si è improvvisamente rialzato. Difatti tutto il gruppo si è unito a Brian e Paul eseguendo il resto della canzone nella versione originale, notoriamente molto energica.
"A Little Bit Of Love", terza canzone di Paul Rodgers in scaletta, purtroppo per lui non ha ricevuto da parte del pubblico accoglienza migliore di quella riservata a "Can’t Get Enough Of Your Love".
Il pubblico non ha avuto il tempo di raffreddarsi in quanto, subito dopo "A Little Bit Of Love", a salire in cattedra è stato Roger che, rimanendo seduto alla sua batteria, ha eseguito magistralmente "I’m In Love With My Car", canzone nella quale, come ai vecchi tempi, ha sia cantato che suonato la batteria. Il cantato è stato abbassato leggermente nella parte più alta della canzone ma, in ogni caso, l'esecuzione è stata pressocché perfetta. Inutile ribadire che, anche in questo caso, il pubblico ha cantato a squarciagola tutta la canzone applaudendo ed acclamando la meravigliosa performance di Roger che, dopo aver eseguito tutta la canzone, l'ha anche prolungata con un a solo di batteria.
La gente presente non ha avuto neppure il tempo di acclamare Roger che già un altro meraviglioso momento si preparava. Difatti, terminata "I’m In Love With My Car", tutti i membri della band eccetto Brian May sono andati via dal palco e Brian si è esibito in un lungo, intenso e fortemente atmosferico a solo di chitarra che ha avuto come basi principali per la parte iniziale "Brighton Rock" e la parte finale "Last Horizon" accompagnato da parecchie immagini sullo schermo che sottolineavano le varie sensazioni che il meraviglioso a solo provocava.
La parte riflessiva iniziata con la parte finale dell'a solo di Brian è proseguita con il ritorno sul palco del gruppo che ha eseguito, con Roger alla voce, "These Are The Days Of Our Lives". Il cantato di questa canzone è stato leggermente diverso dall'originale, più "parlato" ma comunque estremamente sentito e, mentre Roger cantava, passavano sul grande schermo alle sue spalle delle immagini dei Queen negli anni '70, durante il loro primo tour in Giappone. Tra le immagini proposte, il filmato ha indugiato moltissimo sulle figure di John Deacon e Freddie Mercury, i due grandi assenti della serata, provocando molta emozione nel pubblico. Purtroppo in questa canzone Brian ha fatto degli errori durante l'a solo, forse causati da problemi tecnici. Da rimarcare il fatto che Roger, cantando la frase "When I look and I find - no change" abbia indicato Brian e che abbia terminato la canzone non con il sussurrato "I still love you" tipico dell'esecuzione di Freddie nella versione da studio ma con un energico ed un po' gutturale "Yeah".
Roger è rimasto al microfono anche dopo la fine di "These Are The Days Of Our Lives" perchè ha cantato una buona parte di "Radio Ga Ga" sostenuto dal pubblico che, oltre a cantare come in tutte le altre canzoni, si è anche messo a battere le mani come il pubblico del video della canzone. La parte finale di "Radio Ga Ga" è stata cantata da Paul Rodgers mentre Roger è tornato alla batteria impreziosendo la performance con un assolo.
Dopo la breve parentesi di "Feel Like Makin Love", è stata la volta di "A Kind Of Magic", cantata piuttosto bene da Paul Rodgers con l'ormai ovvio sostegno del pubblico.
"A Kind Of Magic" è stata seguita da un'energicissima "I Want It All", cantata principalmente da Paul Rodgers ma in cui è intervenuto (cantando) anche Brian.
Forte per quasi tutti i fan è stata l'emozione quando sullo schermo alle spalle del gruppo è apparso Freddie mentre Paul Rodgers, andando via dal palco, faceva un eloquente gesto come a dire "Adesso è il suo momento". A questo punto è iniziata la prima parte di "Bohemian Rhapsody" in cui Freddie era "presente" come video registrato mentre Brian e Roger lo accompagnavano dal vivo con i loro strumenti. La parte intermedia della canzone (quella "operistica", per intenderci) era completamente registrata mentre la parte finale è stata eseguita completamente dal vivo con Paul Rodgers alla voce (e con il pubblico in visibilio).
A questo punto tutto il gruppo è andato via dal palco ma, dopo pochi minuti, invocato dal pubblico, è tornato eseguendo "The Show Must Go On". La canzone non è stata eseguita male anche se c'è stato qualche errore di Roger alla batteria ed anche se Paul Rodgers durante i ritornelli ha fatto cantare il pubblico limitandosi a fare una sorta di seconda voce non del tutto azzeccata.
La canzone successiva, "All Right Now", deve aver costituito il momento più soddisfacente dell'intera serata per Paul Rodgers. Difatti tutto il pubblico ha cantato in coro il semplice ritornello di questa canzone del repertorio di Paul rendendola, tra l'altro, forse ancora più gradevole della versione originale.
"All Right Now" è stata l'ultima canzone del repertorio di Paul ad essere eseguita. Ad essa è seguita "We Will Rock You", cantata anch'essa da Paul con la partecipazione del pubblico e, subito dopo, "We Are The Champions", durante la quale il pubblico, oltre a cantare, ha improvvisato una scenografia ondeggiando, durante le strofe, le braccia.
A questo punto, sulle note di "God Save The Queen" che ha chiuso le circa due ore di concerto, l'intero gruppo si è messo in riga sul palco per ringraziare il pubblico con un inchino. Roger ha lanciato al pubblico le sue bacchette e Brian la sua monetina e, in mezzo al tripudio tributato loro dalla folla, sono usciti dal palco.
Paul Rodgers, l'osservato speciale, si è comportato molto bene e con la sua performance ha confermato quanto già credevo: è un buon cantante, l'importante è che non cerchi di strafare o di cambiare troppo le canzoni in nome di una non sempre gradevole originalità. Al Palalottomatica ha evitato molto di strafare e di cambiare troppo le canzoni ed il risultato è stato più che soddisfacente. Mi pare abbastanza logico che nessuno pretenda da lui che sia al livello di Freddie e, personalmente, mi basta che sia un "buon manovale" piuttosto che, cercando di strafare nel tentativo di dimostrarsi grande artista, finisca per rendersi ridicolo: questo ha fatto ed il risultato è stato davvero degno di nota. Il suo cantare solo una parte delle canzoni, alternandosi con Brian e Roger, oltre che fare un piacere a tutti i fan che avrebbero preferito i soli Brian e Roger sul palco, rappresenta a mio modo di vedere un'astuta mossa per dimostrare ancora una volta che Paul Rodgers, checché abbiano scritto tanti giornali poco informati, non è il nuovo cantante dei Queen in sostituzione di Freddie ma è solo un artista che ha collaborato con i Queen e li ha aiutati a realizzare ciò che da anni vogliono fare.
Brian May è stato quasi impeccabile come sempre ed è stato un vero peccato per i pochissimi errori che ha fatto in quanto la sua prestazione durante l'intera serata è stata veramente ottima. Brian è stato colui che ha dimostrato maggiormente la propria contentezza per il grosso calore del pubblico, ringraziandolo più volte e lanciandosi spesso in gesti chiaramente euforici.
Anche Roger Taylor è stato pressocch´ perfetto ed anche nel suo caso si può dire che gli errori su "The Show Must Go On" siano stati veramente ingiusti rispetto all'ottima prestazione. Più contenuto nel dimostrare la sua gioia, essa è comunque stata piuttosto evidente agli occhi di chi lo conosce e lo segue da anni.
La maggior parte delle persone non avranno seguito il comportamento degli altri componenti della band ma, bisogna dirlo, essi si sono comportati veramente bene sia nel suonare i propri strumenti sia nel partecipare ai cori di diverse canzoni.
Spike Edney, il più statico dei tre, ha comunque dato il suo importante apporto dalla sua posizione defilata di tastierista, suonando una volta anche un piccolo strumento in legno (che se non erro si chiama "wood stick").
Ottimo anche il lavoro di Jamie Moses che ha tenuto bene la parte ritmica delle canzoni e, in qualche occasione, si è anche esibito insieme a Brian May in una parte a due chitarre principali. Generalmente stava nella sua posizione avvicinandosi, però, al microfono per partecipare ad alcuni cori.
Un vero personaggio è stato Danny Miranda, eccentrico bassista che, con bandana in testa ed occhiali da sole neri, ha suonato nella sua postazione facendo molto movimento, inginocchiandosi ed alzandosi mentre suonava e risultando davvero buffo nel suo essere quasi più piccolo del basso. Molti aspettavano di vedere Pino Palladino in quanto i giorni precedenti il concerto di Roma molti giornali hanno pubblicato la notizia che avrebbe suonato lui il basso basandosi esclusivamente su una voce mai confermata ufficialmente e vecchia di mesi. Se questi giornali fossero stati più accorti avrebbero evitato questa grossa inesattezza: in fondo sarebbe bastato verificare l'annuncio ufficiale di quale band si sarebbe esibita per il tour oppure informarsi su quale bassista aveva suonato nelle precedenti date del tour!
È stata una serata davvero indimenticabile. Al pubblico, in molti casi arrivato a Roma dopo un lungo e stancante viaggio, va il merito di aver reso visibilmente felici Brian e Roger: credo che non dimenticheranno facilmente questa esibizione.
Ovviamente ci sono state delle cose negative ma il risultato complessivo è stato a dir poco fantastico.
A me rimangono anche altre piccole soddisfazioni come quella di aver esposto (per pochissimo tempo in modo da non disturbare coloro che si trovavano dietro di me) uno striscione realizzato con tanta fatica o quella di aver incontrato alcuni degli utenti di questo sito (parte dei quali mi ha riconosciuto nonostante abbia tolto da qualche tempo le foto dal sito) con i quali ho avuto modo di scambiare quattro chiacchere.
Nella speranza che i Queen tornino a suonare in Italia e che, possibilmente, le date vengano distribuite meglio sul territorio nazionale continuerò a conservare nel cuore la meravigliosa serata dei Queen a Roma.
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